Miniere di Carona

Storia

Lo sfruttamento dei giacimenti minerari di Carona, intrapreso una novantina d'anni or sono dalla Ditta Curletti, proseguì con vicende alterne sino al 1951. Ricostruiremo qui in forma sintetica le diverse fasi dei lavori ed i frequenti passaggi di proprietà delle concessioni, per fornire un utile ausilio alla memoria dei più attempati cittadini di Sellero e Novelle, che ancora ricorderanno taluni aspetti della vita di miniera.

Si tenga comunque conto del fatto che già nei secoli precedenti le miniere di Carona erano state oggetto di fruttuose ricerche, come attestato dall'esistenza di due antichi imbocchi (posti rispettivamente alle quote 950 e 930 metri) che s'aprivano su una ramificata rete di gallerie, inoltrandsosi per alcune centinaia di metri nelle viscere del Monte Elto.

Partiamo dunque da colui che può a giusta ragione di essere considerato il "pioniere" delle esplorazioni minerarie nella citata zona: il milanese cav. Pietro Curletti. I suoi rapporti con gli amministratori municipali selleresi non sempre furono improntati sulla reciproca comprensione, considerato che il Comune intendeva ottenere dalla Ditta cospicue contribuzioni a titolo d'affitto, mentre l'imprenditore aveva tutto l'interesse a minimizzare l'utilità rivestita dagli impianti di Carona per la Società da lui diretta.

Le controversie si trascinarono con esito alterno per qualche tempo, finché Curletti non si ritirò dagli affari. Durante la sua permanenza in quel di Sellero, egli aveva indirizzato ricerche e lavori in una località posta ad 887 metri sul livello del mare, e dall'imbocco della galleria le varie diramazioni della miniera s'inoltravano nel monte sino a 300 metri di profondità.

Nel 1921, ormai uscito di scena il cav. Curletti, gli impianti di Carona vennero rilevati dalla Ditta Cavalletti, che intraprese operazioni di scavo in una zona poco più a valle delle miniere preesistenti: a quota 837, con uno sviluppo di circa 170 metri.

Tuttavia l'andamento del mercato e la crisi dell'industria siderurgica, sommati alla scarsa ricchezza della vena mineraria, non consentirono a Cavalletti di continuare a lungo i lavori intrapresi sui monti soprastanti Novelle, cosicchè due anni più tardi i diritti inerenti la concessione vennero rilevati dalla Montecatini.

Tale Società si accinse di buona lena a sfruttare le risorse minerarie selleresi, ed individuò due nuovi fronti di scavo: la cosiddetta galleria Mezzena (situata a m. 787) e, poco più a monte, un imbocco di minori dimensioni a livello intermedio con le precedenti ricerche minerarie. Stavolta si svilupparono circa 250 metri di gallerie.

Considerato il fatto che, con i tradizionali metodi, il trasporto del minerale al fondovalle risultava eccessivamente lento e difficoltoso, la Montecatini progettò di mettere in opera una teleferica che portasse il materiale nei pressi di Cedegolo, dove si sarebbe proceduto ai lavori di lavatura e di cernita della "blenda".

Pareva insomma che per le miniere di Carona si prospettasse un fulgido avvenire produttivo e, nel 1925 il piano sopra esposto era sul punto di venire attuato, quando le circostanze disposero diversamente: una forte caduta del prezzo dello zinco consigliò dapprima la Società di abbandonare l'idea della teleferica, ed il persistere della grave crisi settoriale la convinse quindi, nel 1928, ad abbandonare gli stessi lavori di estrazione e ricerca mineraria.

Per quasi un decennio gli impianti rimasero inutilizzati, finchè, nel solco dell'autarchia imposta dal regime mussoliniano, approssimandosi il nuovo conflitto mondiale, ripresero i tentativi di individuare nuovi filoni e vene.

Anche stavolta le operazioni di ricerca ed escavazione durarono pochi anni: nel 1951 gli ultimi minatori discesero dai monti di Carona, e da allora nessun altro tentativo di ripristinare l'attività estrattiva venne intrapreso.

Oggi, a testimonianza del fervore produttivo di quei tempi, rimangono le discariche di materiale, gli imbocchi delle gallerie e le vecchie costruzioni destinate all'alloggio dei minatori: reperti di un'archeologia industriale che in epoche ormai lontane vide i cittadini di Sellero volgersi verso i monti per ricercare una fonte di sostentamento.

Mimmo Franzinelli

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Ultimo aggiornamento
08 settembre 2022